(La Tempesta/Venus, 2008)
Spontaneità quasi sempre irruente e abrasiva, per quanto riguarda sia le trame strumentali (chitarre e poco altro), sia una voce che declama testi elaborati con grande attenzione alla scelta delle parole, flash strambi e inquietanti dove il concreto si intreccia con il surreale di disagi esistenziali che appartengono alla metropoli così come la provincia: questa, in sintesi, la proposta del ventiquattrenne ferrarese Vasco Brondi, ideale trait d’union fra Rino Gaetano (citato apertamente nella traccia conclusiva), il primo Bugo e quel Giorgio Canali che non a caso si è occupato di “perfezionare” i dieci brani ora messi in fila in un esordio ufficiale di notevole impatto emotivo, concettuale ed estetico. Non canzoni “normali” bensì un unico, libero flusso di coscienza che ci piace ritenere autentico: insomma non, come qualcuno potrebbe malignare, studiato a tavolino per colpire i tanti venti/trentenni disperatamente bisognosi di nuovi anti-eroi con il suo malessere apocalittico, la sia crudezza, le sue citazioni ad hoc, il suo spigoloso esternare senza alcuna pretesa di indicare vie di fuga o predicare messaggi.
Un quadro dai colori lividi che attrae fino a succhiare, imprigionando nella sua decadenza disillusa e feroce ma anche poetica: una “botta” che arriva fortissima con i primi ascolti e che inevitabilmente si stempera con i successivi, a causa della semplicità e della monoliticità di una formula nella quale pregi e limiti coincidono. Sarà interessante vedere a quali lidi Le Luci Della Centrale Elettrica approderà già con il secondo album, quando l’urgenza espressiva – al momento catartica, si direbbe – sarà divenuta carriera: i pericoli sono quelli di replicare con troppa fedeltà questi stessi schemi, con la conseguente scomparsa di qualsiasi effetto-sorpresa, o di levigarsi e “normalizzarsi”, soffocando in tal modo i suoi requisiti più personali e intriganti. Nel frattempo, però, Canzoni Da Spiaggia Deturpata è debutto di quelli che possono lasciare segni profondi su mente e anima, e che di sicuro, in prospettiva, non si dimenticherà.
(Federico Guglielmi per il Mucchio Selvaggio)
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.
Aggiungi una recensione