(Atlantic/Warner, 2008)
Un nuovo disco dei Baustelle? Una boccata d’aria, in un ambiente che sta diventando sempre più putrido, non solo per colpa degli artisti che ne fanno parte: se oggi qualcuno parla di pop italiano, il pensiero corre verso Gigi D’Alessio e amiche, le copie spente di cantautori ben più coraggiosi, oppure la selezione claudicante dell’ultimo Sanremo. Invece, con Amen, Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini spazzano via qualsiasi cliché del genere: un disco (il quarto dalla loro nascita) che riprende e amplifica le ottime sensazioni dello scorso La Malavita, del 2005. Sono quindici brani (due strumentali più bonus track) che trovano il gruppo in uno stato di forma ineccepibile: da un lato ci sono i testi di Francesco, del tutto fuori dalla maladolescenza del passato, calati nel decadente di oggi, descritto a sorpresa da un telefilm (Colombo) oppure intenti a ribaltare la convinzione diffusa che tutto ciò che muove l’uomo, oggi, sia l’economia di mercato (Il liberismo ha i giorni contati). Non aspettatevi però nulla di greve: le rime dei testi volano, gli intrecci fra gli strumenti fanno della malinconia un po’ vintage, stesa tra Sessanta e Settanta, fra colonne sonore italiche e swing d’Oltreoceano, un marchio di fabbrica dinamico del gruppo. A questo si aggiungono voci sempre sul filo della depressione lirica, di uno splendore plumbeo.
Orchestrazioni sapienti, che accolgono un mito della musica italiana, quell’Alessandro Alessandroni che ha fischiato capolavori del western di casa nostra, e poi una vastissima schiera di ospiti e musicisti. Tutto condotto dalla mano di Carlo Umberto Rossi, verso un felice spessore che rende Amen un disco che potrebbe – e potrà, vedrete – coniugare famigerati riconoscimenti critici e buoni risultati di classifica, che gli spetterebbero di diritto. Immaginiamo che ai Nostri interessi soprattutto scrivere canzoni in libertà e senza rinunce etiche, in un territorio che non dovrebbe essere tanto ostile alle cose migliori che produce. Chi scrive si augura che tutto ciò accada, con laico fervore. Così sia.
(John Vignola per il Mucchio Selvaggio)
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