(Iso/Columbia/Sony, 2016)
Quando pensiamo a David Bowie, non è raro incrociarne la figura con termini altisonanti, dalla genialità al coraggio, una volta tanto usati con cognizione di causa. Dismessi i panni dei tanti personaggi dietro cui si è barricato in 54 anni di carriera, Bowie ha deciso di morire e rinascere con un album definitivo, che non a caso viene pubblicato il giorno del suo compleanno.
Il messaggio arriva dritto al cuore: il Maggiore Tom è morto, non gli appartiene più. La somma dei tanti Bowie è la “Stella Nera”. Vere e proprie suite, improvvisazione, elettronica, free jazz, blues e disco, follemente e miracolosamente insieme.
Negli ultimi anni le sue già innumerevoli qualità hanno iniziato a tingersi di nuove sfumature, una sincerità dolorosa, intenzionata a non rivelare dettagli inediti e morbosi della sua vita privata, bensì a mostrare l’avvenuta aderenza tra l’uomo e l’artista.
È l’addio definitivo, quello in cui anche il personaggio con cui più spesso lo abbiamo identificato viene divorato dallo stesso creatore, perchè oggi c’è spazio solo per lui, David Bowie, la Stella Nera.
Meravigliosa e mortale.
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