(Parlophone, 2001)
I brani di Amnesiac e quelli di Kid A sono stati registrati durante le stesse sedute. Morning Bell è addirittura ripresa in un modo assai diverso. Non è un ritorno all’ordine dopo l’insubordinazione intellettuale di Kid A, e non è tuttavia quel monolite lunare. La linea di Amnesiac sembra più morbida, si è affievolita quella cortina fumogena di effetto sorpresa. Il compito di rappresentare il quinto LP dei Radiohead va innanzitutto ai singoli che per Kid A non c’erano stati: Pyramid Song e il suo trasporto doloroso da spiritual, una spagnoleggiante Knives Out, quindi il dancefloor lastricato di ciottoli di I Might Be Wrong (diventato inno olimpico). All’interno, tra i taglia e cuci digitali anti globalizzazione (Dollars And Cents), Yorke continua ad usare la voce come strumento al pari degli altri, non esitando a filtrarla e a farla sembrare una sardina in una scatola di latta schiacciata (Packt Like Sardines in a Crushd Tin Box). La circolarità ansiogena di Like Spinning Plates è il frutto di una ricerca molecolare capace di smuovere la materia dal profondo. Il finale, con Life In A Glasshouse, equivale a una marching band di New Orleans che suona una colonna sonora western.
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