(Parlophone, 2000)
Seguendo i sillogismi di Mr. Dillingpole, Kid A sarebbe allora il migliore del XXII secolo. Questo ha a che fare con le accademiche onde martenot di Olivier Messiaen, i cluster armonici, il sistema binario, l’elettronica esoterica e la musica delle sfere ben più che con il rock splenico a tre chitarre, primo santino del gruppo di Oxford. In apertura lo schematico minimalismo di Everything In Its Right Place, la foglia morta Kid A, il jazz abbarbicato intorno al basso di The National Anthem, l’indefinito contorno alla melodia di How To Disappear Completely, la canzone che si nega a se stessa (“I’m not here” ripete il ritornello), e l’ambient di Treefingers. Sono i pentagrammi al silicio su cui volteggia l’avvoltoio Optimistic, unico pezzo a tracciare un solco tra lui e il passato meno vertiginoso. La dissolvenza dei ghiacciai di In Limbo precede gli scatti convulsi con cui Idioteque si fa preannuncio della nuova era glaciale. Salomonica Morning Bell (almeno in questa versione un po’ chitarra e un po’ elettronica arcana), tutto il percorso è invece suggellato da Motion Picture Soundtrack, che passeggia su di una salvifica arpa, onde lotofaghe e un harmonium da resurrezione.
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