(Parlophone, 1997)
Hanno ispirato questo terzo LP dei Radiohead, tra gli altri: Miles Davis, i Can, Dj Shadow, Johnny Cash, il compositore polacco Krystof Penderecki, (per il finale con i violini a un quarto di tono uno dopo l’altro, di Climbing Up The Walls), il rock progressivo più nobile. E i Pink Floyd. E i Beatles. Valori astronomici si segnalano da Airbag all’ultima The Tourist, alla sottovalutata e invero brillantissima Let Down. Tra (super) guide interstellari, caldi accordi di Rhodes con chitarre laser (Subterranenan Homesick Alien) e androidi paranoici: rapsodia metrica bohemienne, Paranoid Android unisce forma sonat, tre canzoni in una alla A Day In The Life e ascensori per per il paradiso (misure jazz/calipso, avvilupparsi progressivo della chitarra, coro da cappella, ripresa, nuovo assolo di chitarra, fine). Yorke parla di amore fra gli orizzonti di gloria di Lucky e intona con voce da de profundis la storia di Romeo e Giulietta in Exit Music (For A Film); ci si smarrisce per un istante in Karma Police tra Lennon solista e il Doppio Bianco, ma è per rincontrarsi procedendo in direzioni opposte. Su di un presente (Fitter Happier) e un futuro (No Surprises, un carillon al monossido) anestetici, incombe infatti l’elettroshock di Electioneering. Con tutto questo i Radiohead realizzano insieme il Dark Side Of The Moon e il Sgt. Peppers del loro tempo geneticamente modificato. James Dillingpole del Daily Telegraph ha definito questo LP di quasi immacolata reputazione come “il migliore del XXI secolo, dove The Bends era il migliore degli anni ’90.
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