(Enigma, 1988)
È destino che il meglio del rock indie anni ’80 veda la luce su doppio LP. Daydream Nation è un disco cumulativo come pochi altri, così come cumulativa è anche la più bella canzone dei Sonic Youth, Teenage Riot, power pop a più strati costruito (come tutto l’album) secondo una triplice prospettiva: dialettica, concettuale, utopica. Tutti gli esperimenti dai Sonic Youth sono ridotti in agglomerati di suspense che vanno nel virtuale con anni di anticipo, da The Sprawl a Cross The Breeze, alla trilogia interna esibita con The Wonder, Hyperstation, Eliminator Jr.. Art rock alternativo che ha declassato il semplice punk rock ma non la sua attitudine: la mescalina di Eric’s Trip, la neurotica Hey Joni e il non allineamento di Total Trash sono serigrafie in controluce di pezzo di ideologia a stelle e strisce, una critica nichilista del sogno reaganiano. Si chiude il più bel periodo dei Sonic Youth e cala il sipario anche sull’età d’oro del rock indipendente.
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